La pietra lavica vesuviana, un tesoro del Vesuvio. Dalla storia alle lavorazioni
Le antiche eruzioni del Vesuvio hanno dato vita alla pietra lavica vesuviana, un materiale più robusto del marmo, famoso e richiesto in tutto il mondo.
Questi prodotti, frutto di una tradizione secolare, sono oggi destinati prevalentemente al restauro ed al risanamento dell’enorme patrimonio edilizio napoletano. Le attività di lavorazione della pietra lavica infatti, si sono diffuse tra il XVII e il XVIII secolo nell’area vesuviana, nel pieno dello stile architettonico Barocco e Rococò.
In questo periodo inoltre, il commercio di pietra lavica fu una delle principali attività economiche partenopee, infatti, dal porto di Napoli salparono migliaia di bastimenti carichi di questa roccia, destinata ad abbellire o pavimentare le strade delle principali città del mediterraneo, preferita ad altre proprio per la sua resistenza.
Le lave del Vesuvio infatti, sono diverse da quelle dell’Etna e delle isole Eolie, in quanto ricche di potassio e con una minore quantità di silice. Gli studiosi ritengono che il magma originario fosse costituito da silicati di magnesio e ferro e, nel tempo, si sia cristallizzato inglobando parte delle rocce calcaree su cui poggia il basamento del vulcano.
Ad di là del suo straordinario valore nel settore edilizio, un’ultima menzione va dedicata alle produzioni di pietra lavica con inserti di ceramica e a quelle di pietra lavica ceramizzata che, negli anni, grazie all’introduzione di nuove tecnologie, hanno conquistato diversi settori: dall’arredo interno a quello esterno, fino alla bigiotteria.
Graffiare la pietra lavica, plasmare le sue forme, comporne la materia, sono gesti che in qualche modo uniscono il passato al presente, in un continuum di storia e tradizioni, dalle quali traspare la profonda sensibilità di coloro che lavorano la pietra e il senso del naturale nella vita quotidiana.
C. G.