«Le richieste per venire a Positano ci sono e tutti gli operatori turistici sono pronti per la riapertura». Arrivano segnali di speranza per il turismo italiano dalle parole del patron dell’hotel 5 stelle Le Agavi, Giovanni Capilongo. «Siamo fiduciosi di poter riaprire verso la fine di giugno, ovviamente nella massima sicurezza e rispetto dei protocolli sanitari».

 

 

«Per salvare in minima parte il turismo e la stagione in corso, occorre che con le dovute cautele la circolazione delle persone tra tutte le regioni sia libera, in attesa che il turismo straniero si sblocchi per l’anno prossimo» dice il patron della struttura gestita con le sorelle Valeria e Rosanna, e costruita negli anni 80 dal padre Aldo, che conta anche tre ristoranti di cui uno, La Serra, con una Stella Michelin.

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I clienti stranieri sperano nella riapertura dei voli, soprattutto dagli USA, sospesi fino ad ottobre 2020, che rappresenta almeno il 60/70% del mercato turistico in Costiera Amalfitana ed in particolar modo a Positano. «Intanto le prenotazioni dei mesi di aprile e maggio sono slittate fino ad ottobre 2020, mentre altre spostate direttamente al 2021. Ma fare affidamento sul mercato italiano, ed anche su quello di prossimità, quello regionale, è a mio avviso pura teoria, molto riduttivo e forse garantirebbe un minimo di occupazione nei weekend di luglio ed agosto e non coprirebbe neanche le spese di apertura degli alberghi».

 

E poi un messaggio al Governo: «Dove sono i quattrocento miliardi di euro promessi alle imprese? Nessuno ha visto materialmente un euro. Gli annunci infondati creano solo confusione e false aspettative».

Il decreto liquidità per le imprese, prevede un finanziamento da restituire in 6 anni garantito dalla Sace, controllata della cassa Depositi e Prestiti, «ma nonostante sia a dei tassi convenienti, tra 0,2 e 0,5%, tasso Euribor e quindi non un tasso finito, non risolve il problema della liquidità e non  fa altro che indebitare ancor di più  le imprese nei pagamenti di altra rate, che si andrebbero a cumulare con altre posizioni debitorie,già posticipate».

Il turismo al momento è in grave sofferenza e secondo alcune previsioni dovrebbe riprendersi lentamente nel 2021: «Per lo stato di crisi in essere del turismo, nel 2020 si avranno perdite almeno del 70% del fatturato e si calcola, per chi riesce ad aprire le attività, un movimento del 15-30% del mercato italiano».

Gli alberghi e gli stabilimenti balneari sono tra i più colpiti. «Urgono per lo stato di crisi in cui versa il turismo, pacchetti e misure con finanziamenti a fondo perduto per un comparto che rappresenta il 16/18% del Pil, calcolando anche l’indotto, per almeno un anno. Erogando a fondo perduto il 25/30% del fatturato per ogni albergo, che rappresentano il costo del personale, si riuscirebbe a risparmiare sulla cassa integrazione, assumere i collaboratori ed aprire le strutture, anche se con molti sacrifici e con percentuali di occupazione bassissime. Occorre che il Governo ci dia una mano per resistere almeno per il 2020, non proponendo ulteriori indebitamenti a breve, ma versando liquidità a fondo perduto,come è stato fatto per le imprese negli USA, Germania, Olanda.

«Da alcune statistiche, il 37% delle aziende turistiche in Italia, non riaprirà per mancanza di liquidità. Per salvare le nostre aziende turistiche,oltre che al momento, prorogare il versamento di ogni tassa e contributo di almeno un anno, è auspicabile valutare una sanatoria fiscale  almeno per il 2020» conclude Capilongo.