La città di Neapolis, nata per iniziativa di cittadini greci di Parthenope esiliati, è sempre più vicina ai 2.500 anni: fondata, come vuole la tradizione, il 21 dicembre del 475 avanti Cristo nel giorno del solstizio d’inverno, divenne in breve tempo una potente metropoli prima greca e poi romana. E ancora oggi, dopo quasi 2.500, le tracce di quella fusione sono ben presenti in tutta la città e nei suoi abitanti.

NAPOLI – Quasi 2.500 anni di storia, quelli che Napoli festeggia regolarmente il 21 dicembre. L’antica Νεάπολις greca fu fondata il 21 dicembre del 475 avanti Cristo, e da allora divenne uno dei centri più importanti del Mediterraneo. Una storia ricca di aneddoti e di leggende, che ancora oggi rappresentano il lato più folkloristico, ma anche pittoresco, della città partenopea.

La Neapolis (Νεάπολις) greca nacque il 21 dicembre del 475 avanti Cristo, nel giorno del solstizio d’inverno. Una data scelta di proposito dai coloni greci, che sceglievano proprio gli eventi astrali affinché portassero bene ai propri insediamenti. La sua nascita avvenne per mano di alcuni abitanti di Parthenope, la colonia greca che viveva su quello che oggi è il Monte Echia e la zona di Pizzofalcone, cacciati dalla città dopo l’instaurazione della dittatura. Si spostarono così nell’area che oggi è quella del Centro Storico, fondando appunto una “nea polis”, una nuova città. Ma in breve tempo, la posizione strategica del nuovo insediamento fece sì che crescesse a tal punto da “riassorbire” anche la sua città d’origine.

Fu un rapido successo: quando i Romani, che poco dopo unificarono la penisola, arrivarono a Neapolis furono sconvolti dalla sua bellezza, come celebrata già da illustri intellettuali come Tacito e Strabone. Neapolis, da sobborgo iniziale di Parthenope, divenne così il centro della Campania Felix, più anche di Capua (che pagò la sua alleanza con Annibale), e diventando il polo di riferimento dell’intero meridione ed una delle metropoli più potenti di tutta l’Italia. I ricchi romani, come senatori, patrizi e perfino imperatori, costruirono ville meravigliose e fecero sì che anche i sobborghi stessi di Napoli (uno di questi era Herculaneum, l’odierna Ercolano) prosperassero.

Solo dopo la caduta dell’Impero, Napoli iniziò una prima fase di declino: conquistata dai barbari prima e dai Bizantini dopo (con il generale Belisario che, non riuscendo ad assaltarne le mura, fece passare il suo esercito attraverso un acquedotto, e sbucando così all’interno della città passando sottoterra), Napoli divenne poi una città perennemente governata da casati stranieri, che la sceglievano regolarmente come propria capitale. Normanni, svevi, angioini francesi, aragonesi, spagnoli, austriaci e francesi, tutti a capo delle rispettive dinastie che regnarono su Napoli (e su tutto il sud Italia, di cui era diventata de facto la capitale già in epoca romana). Solo dopo la rivoluzione francese i sovrani erano “italiani”, seppur di chiara origine straniera: i Borbone di Napoli, il cui ramo era stato fondato qualche decennio prima dal figlio di Filippo V di Spagna, unito in matrimonio alla duchessa di Parma Elisabetta Farnese.

Il resto è storia recente: i Borbone di Napoli durarono poco, poi la storia di Napoli divenne quella del resto d’Italia quando Garibaldi e i suoi Mille vi entrarono trionfalmente il 7 settembre 1860 (il re Francesco II era intanto scappato a Gaeta). Lo sviluppo soprattutto portuale, due guerre mondiali (con la seconda che ha lasciato un profondo segno), le Quattro Giornate di Napoli che portarono alla cacciata dei nazisti, fino ad oggi. Dopo quasi 2.500 anni di storia che saranno festeggiati, si spera solennemente, il 21 dicembre del 2025, Napoli è ancora oggi quel punto di incontro tra il mondo greco e romano che la rese celebre già millenni fa. Anche nel carattere, del tutto particolare, di chi ci vive.